Site Overlay

RASSEGNA STAMPA – PROVA

Giornale Politico – Artistico – Amministrativo – Letterario e Teatrale 


“Capitolo due”, qui non è Hollywood: la nevrosi dell’uomo moderno al Teatro Alfieri

SCRITTO DA ANDREA COSIMINI
 CASTELNUOVO
 09 FEBBRAIO 2025

Eccolo lì. Al centro del palco. Un uomo senza qualità. Un inetto. George Schneider. Uno scrittore irrealizzato. Intelligente, arguto. Sensibile. Un animo grigio come i vestiti che indossa o il divano in cui siede.  

George è il protagonista della commedia di Neil Simon, “Capitolo due“, messa in scena ieri sera, da Massimiliano Civica, al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana. Una radiografia perfetta dell’uomo moderno. Con tutte le sue insicurezze e le sue nevrosi. Con il suo bagaglio sterminato di dubbi. Di esitazioni. 

Il “capitolo uno” della sua vita è stato segnato da un evento traumatico. Un lutto invalidante: la morte dell’amata moglie. Barbara. Un nome che diventa, ben presto, un’ossessione. Una presenza ingombrante nel suo presente. Dodici anni di matrimonio con i quali fare i conti. Una simbiosi recisa. 

George ha un fratello che gli vuole bene. Leo. Un’altra maschera della società post-industriale. Leo, al contrario di George, veste colori sgargianti. Emotivamente è piatto. Cinico. Ma ha un aspetto che lo salva: l’ironia. È sarcastico. Sono molto uniti lui e George. L’uno fa da mamma all’altro, l’altro da padre al primo. Sono come orfani di una generazione evaporata. 

Sul palco, però, ci sono due divani. Non uno. Quello grigio confina con quello giallo di Jenny e Faye. Due donne in carriera, emancipate e, puntualmente, sole. Rigide. Frigide. Molto cerebrali. All’impeto della passione preferiscono il razionale logorrio di chi scruta a fondo l’altro sesso. Non a caso sono due attrici. Recitano il loro ruolo di individui indipendenti.

Un filo misterioso, quello della cornetta, crea un ponte tra questi due mondi, apparentemente, divisi da una distanza incolmabile. L’approccio goffo tra le due coppie suscita, nello spettatore, amare risate. L’incomunicabilità permea l’emisfero dei loro sentimenti. La solitudine è enfatizzata dal silenzio assordante che regna nello spazio chiuso, asfissiante, delle due stanze. I soli rumori sono i cacofonici driiin e i peeeee di telefono e citofono. 

Alla fine, però, una musica – confusa anche lei – si insinua in questo afono destino. Io vorrei… Non vorrei… Ma se vuoi… Una stretta di mano che supera la parete invisibile che separa George da Jenny. L’agognato lieto fine che è anche un messaggio di speranza affinché si possa ritrovare quell’umanità perduta nel robotico meccanismo della civiltà performante che ha mercificato tutto. Anche l’amore. 

Foto di Tommaso Teora


Giornale Politico – Artistico – Amministrativo – Letterario e Teatrale 


Gino Bartali… decolla al Teatro Alfieri: dalla terra alla luna (e ritorno) in sella alla bici

SCRITTO DA ANDREA COSIMINI
 CASTELNUOVO
 26 GENNAIO 2025

La terra dista dalla luna, facendo una media tra perigeo e apogeo, all’incirca 380 mila chilometri. Gino Bartali, nella sua leggendaria carriera, ne ha percorsi oltre 700 mila. In pratica, un viaggio lunare di andata e ritorno in sella alla bici. Mica male.

Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali…” si domandava Paolo Conte nel ’79. “Quanta strada ha fatto Bartali” si chiede, ancora oggi, l’attrice fiorentina Beatrice Visibelli nello spettacolo-monologo scritto e diretto da Nicola Zavagli e prodotto da “Teatri d’Imbarco”. 

Tanta. Di strada, “Ginettaccio”, ne ha fatta davvero tanta nella sua vita. Un sali e scendi continuo di emozioni. Vissute e regalate. Ci sono sportivi che sono più che atleti. Sono simboli, icone. Sono campioni a cui non basta vincere, perché competono per qualcosa di più grande. Qualcosa di intangibile, eterno. Il loro impatto lo si misura nella storia, non solo nello sport.

Una bici non si ama, si lubrifica…” declama il cantautore astigiano. C’è un certo fascino meccanico in questo mezzo, simbolo di libertà. La bicicletta siamo noi, verrebbe quasi da dire. Il ciclismo, in fondo, è una metafora riuscita dell’esistenza: fatta di dure salite, che richiedono il sacrificio dello scalatore, e di meritate discese, che necessitano, invece, dell’auto-controllo del velocista.

Al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana, la Visibelli si è cimentata in un monologo no-stop che l’ha vista assoluta protagonista sul palco. Un po’ storyteller, un po’ mamma Giulia, un po’ Oscar Casamonti – colui che, per primo, si accorse del talento di colui che sarebbe stato rinominato, poi, il “gigante delle montagne”. 

Ora, ad una donna è costume di non chiedere l’età. Con internet, però, anche quest’ultimo tabù sembra essere stato definitivamente scardinato. Beatrice Visibelli ha 58 anni. Ebbene, sul palco ne dimostra la metà. Grintosa, energica, infaticabile. È una dinamo. Si alterna di ruolo, balla, sale e scende dalla pedana. Non prende mai fiato. Lo spirito di Bartali sembra davvero averla posseduta. 

In un’ora e poco più ripercorre tutta la storia del grande ciclista toscano. Una storia – narrata rigorosamente con la ‘c‘ aspirata – che parte dal civico 78 di via Chiantigiana a Ponte a Ema, nel 1914, e prosegue, in giro per il mondo, a suon di successi: dalla prima biciletta del 1927 al glorioso esordio con la società sportiva “L’Aquila”; dalla prima – piccola, ma sentita – rivalità con il pratese Aldo Bini, alla seconda – ben più grande – rivalità con Fausto Coppi che animò l’Italia della ricostruzione post-bellica; dalle vittorie al Giro d’Italia (tre) a quelle al Tour de France (due); fino alla sua più grande impresa: quella di non essersi mai piegato al nazi-fascismo ed aver, addirittura, messo in gioco la propria vita per salvare quella di centinaia di ebrei destinati ad una fine certa nei campi di sterminio.

Oggi, che lo sport italiano è ormai sempre più calcio-centrico, è difficile pensare ad un’epoca – nemmeno troppo lontana – in cui era il ciclismo a farla da padrone. Eppure è così. Bartali fu l’idolo di un’Italia mutilata dalla guerra che trovava la forza di reagire di fronte alle macerie di un Paese distrutto.

La sua storia è la nostra storia.  

Foto di Tommaso Teora


Giornale Politico – Artistico – Amministrativo – Letterario e Teatrale 


“Quanta strada ha fatto Bartali”: la salita di ‘Ginettaccio’ va in scena al Teatro Alfieri

SCRITTO DA ANDREA COSIMINI
 CASTELNUOVO
 21 GENNAIO 2025

Jovanotti ha definito “Bartali” di Paolo Conte “la canzone definitiva sul ciclismo“. Un’epopea in musica. Quella di uno sportivo, di un uomo, di un popolo. 

Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali…” si chiedeva, nel 1979, il cantautore di Asti. Gino Bartali e Fausto Coppi. Una rivalità storica, cavalleresca, d’altri tempi – immortalata per sempre, nell’immaginario collettivo, da quell’iconico, leggendario scatto di Carlo Martini in cui – non si sa bene chi dei due – passa la borraccia (o la bottiglia) nelle mani dell’altro durante una ripida salita del Tour de France del ’52.

Bartali e Coppi, Coppi e Bartali. Uno sparti-acque dell’Italia di allora, quella della ricostruzione dopo le macerie della guerra. Da una parte, quel “naso triste come una salita” che incarnava, in pieno, l’uomo del dopoguerra; dall’altra, il campionissimo, l’Airone, con un piede nel miracolo italiano e uno nelle successive conquiste civili. 

Due atleti, quindi, ma anche due simboli di un paese in rovina che si stava riprendendo. 

Beatrice Visibelli, con lo spettacolo “Quanta strada ha fatto Bartali” (testo e regia di Nicola Zavagli, produzione Teatri d’Imbarco), proverà, domenica 26 gennaio alle 21.15, a rievocare al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana questa figura – quella di Bartali – così inscindibile dall’altra – quella di Coppi. 

Un viaggio con “Ginettaccio” – come veniva soprannominato, simpaticamente, il ciclista fiorentino per quel suo carattere ruvido e un po’ scontroso – tra le pagine più famose e quelle più segrete della sua personalità: dall’infanzia a Ponte a Ema, al primo incontro con la bicicletta sui colli fiorentini, fino al successo, alla mitica rivalità con Coppi e alle vittorie al Giro d’Italia (tre, di cui due consecutive) e al Tour (doppietta, in questo caso, nel ’38 e nel ’48). 

Un viaggio in sella alle due ruote, tra le salite aspre della strada (e della vita), a cui il toscanaccio polemico, simpatico e combattivo, non si sottrasse mai, fino a quando non si ritirò, ufficialmente, dalle corse per entrare, di diritto, nella leggenda.

L’evento a Castelnuovo rientra nel cartellone ufficiale della stagione teatrale 2024-25. Per informazioni e biglietti è possibile contattare il numero 0583-641007 o scrivere a: prolococastelnuovogarfag@virgilio.it Luci di Michele Redaelli, costumi di Cristian Garbo, segreteria organizzativa di Nicoletta Maria Loisi e Francesca Pingitore, direzione organizzativa di Cristian Palmi.

Dopo Jannacci, un altro imperdibile appuntamento per gli amanti della sala.

Giornale Politico – Artistico – Amministrativo – Letterario e Teatrale 


Paolo Jannacci in(Conte)nibile: genio e sregolatezza al Teatro Alfieri

SCRITTO DA ANDREA COSIMINI
 CASTELNUOVO
 19 GENNAIO 2025

Sarebbe facile fare un paragone con il padre. Geniale, eclettico, informale. Ma, come con tutti gli artisti che sono, a loro volta, figli d’arte – e, per di più, eredi di un cognome artisticamente importante come il suo – si rischierebbe di fargli un torto.

E, allora, niente paragoni. Paolo Jannacci è un genio a modo suo. Certo, il seme – papà Enzo – deve pur averlo immesso per farlo poi germogliare. Il talento non mancava nel suo codice genetico. Ma un’eredità così, va fatta fruttare. Non è facile, per niente. Lui, però, ci è riuscito. Eccome.

Ieri sera, sul palcoscenico del Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana, Jannacci, con la sua incredibile band, ha dimostrato tutte le sue doti da performer. Ha infiammato la stagione teatrale con uno spettacolo folle, di altissimo livello, che ha conquistato il pubblico a suon di applausi. 

L’inizio è stato tutto suo. Uno stupendo assolo al pianoforte, al quale è subentrata, con discrezione, la timida tromba di Daniele Moretto, quindi l’ipnotico basso (elettrico) di Marco Ricci, il tutto accompagnato dall’indiavolata batteria di Stefano Bagnoli. Un cast davvero d’eccezione. Nell’aria risuonano i ritmi incalzanti del bebop, alla Charlie Parker. Il set è quello di un fumoso jazz club di Harlem. Impossibile non farsi trascinare.

Poi, all’improvviso, l’atmosfera si fa latina. Le luci da blue – malinconiche, fredde – si fanno calde, accese, tropicali. Ahi, Sudamerica! canterebbe il padre (citando Conte). Incontenibile Jannacci al piano. Si alza, si sposta, salta sul posto, si scompiglia la ricca chioma, si lascia andare a genuini attimi di entusiasmo. Discute con i musicisti e con il pubblico. Teatro, tanto teatro. Certo, siamo lontani dall’istrionismo del padre; ma neanche troppo.  

Quindi una nota amara con Giovanni, il povero telegrafista dal cuore spezzato. Ecco che finalmente esce fuori la voce di Paolo, per la prima volta, anche se, all’inizio, è solo un ‘piripiripi‘, ma poi la storia si spiega in poesia. Difficile descrivere un sentimento complesso come l’amore utilizzando l’alfabeto morse, ma Jannacci – incredibilmente – ci riesce. 

In mezzo, tanti sketch comici alternati da brani divertentissimi, come quello del palo della banda dell’Ortica, ripescato dal repertorio del padre, spassosissimo: in pratica, la storia di un criminale da strapazzo su un boogie d’antan.

Ed eccoci all’omaggio. Da autore di un libro – a sua volta folle – che ha fatto dialogare il maestro di Asti con – (nientepopòdimenoche) Woody Allen – il sottoscritto non poteva chiedere di più da Jannacci e dalla sua band: un tributo al grande, immenso, inarrivabile Paolo Conte. “Io e te…” intona l’artista milanese sulle note struggenti di “Parigi“, perla incastonata nello sterminato archivio contiano. Paolo – sono omonimi lui e il maestro, che si stimano pure – si lancia anche in un’accennata onomatopea “alla Conte” – vero e proprio marchio di fabbrica – sussurrando “dap-du-dap-du-dap“. Sublime.

Ancora “Io e te…“, ma stavolta è il brano del papà (per inciso, grande amico di Conte). Lo scat al piano strega con il suo battere in levare. “L’avvenire è un buco nero in fondo al tram” recita il refrain. Lo canta a squarciagola un’intera generazione, ormai (sic!). Seguono una schizofrenica canzone su un fratricidio in cui, stranamente, si ride – e qui, l’animo jazz viene fuori prepotentemente fuori con la sua (apparente, of course) improvvisazione – e un omaggio alla donna, anzi a Vincenzina, che sembra di vederla lì, in carne ed ossa, davanti al cancello della fabbrica che aspetta… 

Il finale è un crescendo. Come per i fuochi d’artificio. Prima un medley spropositato che mischia – non si sa come – Cochi e Renato (“E la vita l’è bela”), Enzo Jannacci (“Ci vuole orecchio“) e Paolo Conte (“Messico e nuvole“); poi un momento più intimo, emozionante: Jannacci da solo sul palcoscenico, lui e il suo pianoforte, che parla al suo “vecchio” tramite le parole poetiche del compianto Luigi Tenco (altro inciso: Paolo Jannacci ha vinto, di recente, il Premio Tenco a Sanremo come miglior opera prima); infine – colpo di scena, l’ennesimo – se ne va dal palco, poi ritorna e comincia a ballare una danza tribale su un solo di percussioni. Vengo anche io? – chiede. Gli fa eco la platea: No, tu no!

Il concerto si conclude con un brano in dialetto del padre Enzo: “El portava i scarp del tennis“, il sogno d’amore di un barbone all’Idroscalo. “A volte un piccolo gesto può cambiare le cose” dice l’artista.

Signori e signore, anzi, signore e signori: Paolo Jannacci.

Foto di Tommaso Teora


Giornale Politico – Artistico – Amministrativo – Letterario e Teatrale 

SCRITTO DA ANDREA COSIMINI
 CASTELNUOVO
 08 GENNAIO 2025

Artista e figlio d’arte. Nel caso di Paolo Jannacci le due cose coincidono. 

Quel cognome, Jannacci, la storia della musica italiana lo conosce bene. Lo abbina, innanzitutto, ad Enzo, che di Paolo è stato il padre. Un gigante, un genio. Un eclettico. Ma, da qualche anno a questa parte, lo collega anche ad un altro nome che si è fatto strada – una sua, personale, strada – nel mondo delle sette note. 

Quindi sì, artista e figlio d’arte. Paolo Jannacci è, orgogliosamente, l’uno e l’altro. Nel 2020 ha partecipato, per la prima volta, al festival della canzone italiana, a Sanremo, piazzandosi 16° assoluto con il brano “Voglio parlarti adesso“. Il physique du rôle, quello del padre; la poesia, pure. Il volto scolpito, le labbra fini, femminee. Ma c’è di più, o meglio, c’è dell’altro.

Paolo Jannacci ha una poetica tutta sua. Una sua delicatezza. E non è un caso che il festival della canzone d’autore, il Premio Tenco, abbia voluto riconoscere il suo disco “Canterò” come miglior opera prima nello stesso anno della sua partecipazione all’Ariston. Jannacci (Paolo) si è conquistato, meritatamente, il suo posto in prima fila. 

Dal padre ha ereditato, oltre alla fisionomia, anche l’eclettismo. Jazzista nell’animo, suona pianoforte, fisarmonica e basso. Canta. O, meglio, interpreta le canzoni che scrive. Mischia abilmente il sacro (Ornella Vanoni) con il profano (J-Ax) e nessuno può dirgli niente perché il risultato, sia nell’uno come nell’altro caso, è sempre eccellente. 

Un solo grado di separazione divide il sottoscritto da Paolo Jannacci. Quel grado è il regista Giorgio Verdelli, che all’80^ mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nel 2023, presentò il bellissimo – e fortunatissimo – docufilm sul padre “Enzo Jannacci – Vengo anch’io” portato, poi, anche nelle sale. Lo stesso Giorgio Verdelli che, nel 2020, realizzò il film/documentario su Paolo Conte (“Paolo Conte – Via con me“) il quale – il maestro Conte – era molto legato ad Enzo, il padre di Paolo, e ne ha riconosciuto pubblicamente la grandezza umana e artistica. 

Sabato 18 gennaio, alle 21.15, Paolo Jannacci si esibirà, voce e piano, con la sua band (composta da Marco Ricci, al basso, Stefano Bagnoli, alla batteria, e Daniele Moretto, alla tromba) al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana. Una produzione “Bubba Music”. “In concerto con Enzo” è il titolo dello spettacolo, il che fa presumere anche un omaggio al padre. 

Alla pro loco del capoluogo, dal lunedì al sabato (dalle 9.30 alle 12.30), è possibile acquistare i biglietti in prevendita o, altrimenti, prendere accordi per prenotare il biglietto fuori dall’orario stabilito telefonando al numero 0583/641007.

Insomma, un’occasione da non farsi scappare. 

Vengo anch’io? Sì, tu sì. 



In tanti al teatro Alfieri per ascoltare Jannacci

20 Gennaio 2025

Grande successo di pubblico per il viaggio sulle orme di Enzo Jannacci: protagonista il figlio Paolo Jannacci, talentuoso pianista e cantante.

L’appuntamento con la musica all’interno della stagione Teatrale 24/25 al teatro Alfieri di Castelnuovo Garfagnana, ha proposto un viaggio sulle orme di Enzo Jannacci che ha visto suo figlio Paolo,  talentuoso pianista e cantante, insieme alla sua band, accompagnare il numeroso pubblico nei  momenti della musica d’autore indimenticabile, che ha permesso a tanti di divertirsi e riflettere anche sulla politica e sulla società.

Il Prossimo appuntamento al Teatro Alfieri sarà per domenica 26 gennaio con lo spettacolo dal titolo “Quanta strada ha fatto Bartali”  dedicato al Grande Gino Bartali.

di Redazione


In tanti al teatro Alfieri per ascoltare Jannacci

CULTURA E
SPETTACOLO

20 GENNAIO 2025

CASTELNUOVO GARFAGNANA – Grande successo di pubblico per il viaggio sulle orme di Enzo Jannacci: protagonista il figlio Paolo Jannacci, talentuoso pianista e cantante.

L’appuntamento con la musica all’interno della stagione Teatrale 24/25 al teatro Alfieri di Castelnuovo Garfagnana, ha proposto un viaggio sulle orme di Enzo Jannacci che ha visto suo figlio Paolo,  talentuoso pianista e cantante, insieme alla sua band, accompagnare il numeroso pubblico nei  momenti della musica d’autore indimenticabile, che ha permesso a tanti di divertirsi e riflettere anche sulla politica e sulla società.

Il Prossimo appuntamento al Teatro Alfieri sarà per domenica 26 gennaio con lo spettacolo dal titolo “Quanta strada ha fatto Bartali”  dedicato al Grande Gino Bartali.

di Redazione



Il Puccini di Raimo apre la stagione di prosa all’Alfieri di Castelnuovo

25 ottobre 2024

Al Teatro Alfieri di Castelnuovo stanno prendendo corpo una dopo l’altra le stagione teatrali in programma in questi mesi; la stagione Off è giunta già al secondo appuntamento, che ha visto  la compagnia “Torre del Drago” di Bari  portare in scena un racconto macabro e grottesco di Stevenson.

Uno spettacolo sul valore della vita e il suo prezzo.  Terzo appuntamento con il teatro off la sera di halloween con uno spettacolo dedicato al tema della giornata.
Sabato 26 Ottobre prende il via invece un’anteprima della stagione di prosa  con uno spettacolo costruito intorno alla figura di Giacomo Puccini che vede lo stesso regista Renato Raimo interpretare il maestro lucchese; il tutto nell’anno del centenario dalla sua morte.
Nello spettacolo anche la partecipazione di cantanti e musicisti.
Seppur fuori cartellone questo evento sarà ad ingresso gratuito per gli abbonati; per chi non lo è, la direzione del teatro ha riservato un prezzo popolare.

di Redazione


Il Puccini di Raimo apre la stagione di prosa all’Alfieri di Castelnuovo

CULTURA E
SPETTACOLO

25 OTTOBRE 2024

CASTELNUOVO – Al Teatro Alfieri di Castelnuovo stanno prendendo corpo una dopo l’altra le stagione teatrali in programma in questi mesi; la stagione Off è giunta già al secondo appuntamento, che ha visto  la compagnia “Torre del Drago” di Bari  portare in scena un racconto macabro e grottesco di Stevenson.

Uno spettacolo sul valore della vita e il suo prezzo.  Terzo appuntamento con il teatro off la sera di halloween con uno spettacolo dedicato al tema della giornata.
Sabato 26 Ottobre prende il via invece un’anteprima della stagione di prosa  con uno spettacolo costruito intorno alla figura di Giacomo Puccini che vede lo stesso regista Renato Raimo interpretare il maestro lucchese; il tutto nell’anno del centenario dalla sua morte.
Nello spettacolo anche la partecipazione di cantanti e musicisti.
Seppur fuori cartellone questo evento sarà ad ingresso gratuito per gli abbonati; per chi non lo è, la direzione del teatro ha riservato un prezzo popolare.

di Redazione


L’EVENTO | CULTURA E SPETTACOLO

‘L’altro Giacomo’ in scena al teatro Alfieri di Castelnuovo

21 Ottobre 2024 | 23:41

Un viaggio intimo nella vita di Puccini: protagonista e sceneggiatore è Renato Raimo

Un viaggio intimo nella vita di Giacomo Puccini attraverso le strade di Lucca, città nella quale il compositore incontra Elvira, la donna che sarebbe diventata sua moglie fedele e che, suo malgrado, dovrà condividerlo con altri amori travolgenti.

L’originale opera teatrale-musicale L’Altro Giacomoandrà in scena al Teatro Alfieri di Castelnuovo Garfagnana sabato (26 ottobre) alle 21,15. Uno spettacolo di Renato Raimo che, sin dal suo debutto al 67esimo Festival di Puccini, restituisce in un racconto inedito la figura di un Puccini meno raccontato negli anni e quindi meno conosciuto. Un progetto artistico che pone i riflettori sul “semplicemente” Giacomo: i suoi pregi e i suoi difetti, i suoi valori più o meno condivisibili e le sue passioni. L’intento di Raimo è stato quello di pennellarne un ritratto vivido, appassionante e originale, un acquarello che racconti al pubblico “l’altro” Giacomo, mostrando tutte le sfumature dell’uomo innamorato della vita, profondamente legato alla sua Toscana, con una forte preferenza per quella sua Versilia, luogo da dove tutto partiva e a cui tutto faceva ritorno.

Il testo, scritto a quattro mani da Renato Raimo con Kris. B. Writer, racconta amori e passioni di un Giacomo senza cravatta e cappello, con il suo baffo e il sigaro acceso, che si lascia andare a confidenze e confessioni sui suoi incanti e disincanti, libero da inibizioni, con quel guizzo ironico di cui è intriso il suo Dna toscano. La produzione artistica musicale di Puccini, intrisa del suo essere “uomo di passioni”, viene proposta a tratti, come in un jukebox di emozioni, nelle arie più celebri e struggenti, che Giacomo rivive con il suo pubblico mentre riordina le idee. Dal pianoforte al fucile, Raimo porta in scena l’animo irrequieto del genio lucchese, amante della caccia in ogni sua declinazione, senza giudizio né collocazione di merito, ma con l’umile ambizione di rendere omaggio alle sue granitiche fragilità e forti debolezze.

“Sì, sono Giacomo Puccini a teatro! Che avventura! – commenta il protagonista e sceneggiatore Renato Raimo – Il centenario della morte del Maestro passa sicuramente attraverso la celebrazione della sua grande opera musicale, ma riportarlo in vita sulle tavole di un palcoscenico è stata una grande scommessa, vinta, e che mi rende orgoglioso. L’Altro Giacomo scalda il pubblico perché celebra l’inno dell’uomo passionale dal cui genio creativo è nata la sua eterna musica. Nello scoprire da vicino le vicissitudini dell’uomo ne consacriamo il diritto all’eternità. Non è mera imitazione, ma l’umile e intima interpretazione del suo cuore che attraverso la mia emozione torna a battere anche solo per pochi istanti teatrali nei luoghi a lui tanto cari”.

Nello spettacolo promosso dal Comitato per le celebrazioni pucciniane, Renato Raimo veste i panni di Giacomo Puccini, con Chiara Maria Battaglia nel ruolo di Elvira. L’evento vedrà la partecipazione del soprano Rachael Stellacci e del tenore Davide Piaggio, accompagnati dal pianoforte dei maestri Carlo Bernini e Massimo Salotti.

di Redazione


Presentata la nuova stagione Teatrale del teatro Alfieri

CULTURA E
SPETTACOLO

19 NOVEMBRE 2023

CASTELNUOVO – E’ stato presentato presso il municipio di Castelnuovo Garfagnana il programma della stagione teatrale 23/24 al Teatro Alfieri. Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Alessandro Haber, Giuliana De Sio, Giorgio Lupano sono solo alcuni degli artisti che animeranno la stagione dell’Alfieri.

Sette sono gli spettacoli più un appuntamento speciale fuori abbonamento nel cartellone che nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Toscana Spettacolo e l’amministrazione comunale. Come tradizione si apre con la musica ; quest’anno con I solisti di Mozart, serata in programma il 15 dicembre  fuori abbonamento che fa parte di un  progetto della Fondazione Toscana Spettacolo dedicato ai giovai autori e ai giovani interpreti del panorama regionale.
La stagione 2023/24 del Teatro Alfieri conferma  comunque ancora una volta il valore di una collaborazione in grado di portare sul territorio un programma con alcune delle migliori espressioni della scena teatrale nazionale.
Un cartellone che accompagnerà il pubblico fino alla fine di marzo, come sempre denso di qualità di contenuti, testi, generi diversi.